Reversibilità ai figli: a chi spetta? Come e quando si ottiene? In che modo si calcola?

reversibilità

Quando si parla della pensione di reversibilità si pensa immediatamente al trattamento che viene riconosciuto al coniuge di un pensionato defunto; in realtà esistono anche dei casi in cui ci può essere l’estensione della reversibilità ai figli. Vediamo quali sono le condizioni necessarie per ottenerla, a chi spetta e come si calcola.

Quando viene riconosciuta la reversibilità ai figli e a chi spetta

La pensione di reversibilità è un trattamento previdenziale che viene riconosciuta ai familiari più stretti di un pensionato (o di un lavoratore) che è deceduto. Il trattamento viene pagato dall’INPS su richiesta del parente superstite. Il primo beneficiario della pensione di reversibilità è il coniuge del defunto: il trattamento gli spetta anche se i due erano separati o divorziati, ma il diritto decade nel caso in cui il coniuge superstite si risposi. Ma l’elenco dei beneficiari a cui può essere riconosciuta la reversibilità si allarga anche ai figli (sia quelli naturali che quelli adottati o affiliati, ma pure quelli postumi, purché siano nati entro 300 giorni dalla morte del genitore).

La reversibilità ai figli spetta:

  • ai figli minori, ovvero a quelli che non hanno ancora computo i 18 anni;
  • ai figli che hanno già compiuto i 18 anni, ma non hanno superato i 21, e sono studenti o frequentano istituti professionali;
  • ai figli che studiano all’università ed hanno fino a 26 anni;
  • ai figli che sono stati dichiarati inabili al lavoro (in questo caso non è previsto un limite di età).

In assenza del coniuge o dei figli, la reversibilità può essere riconosciuta, se risultano a carico del defunto, ai genitori (a patto che abbiano più di 65 anni e che non siano titolari di una loro pensione) ed ai nipoti minorenni.

Requisiti e calcolo dell’importo

La reversibilità ai figli viene concessa sempre ai minori, mentre ai maggiorenni viene riconosciuta esclusivamente se sono studenti o se sono inabili al lavoro. In questo specifico caso, l’inabilità va intesa come l’impossibilità assoluta e permanente di svolgere un’attività lavorativa di qualsiasi tipo. Bisogna poi specificare che il trattamento di reversibilità viene accordato solo se prima del decesso del genitore sussisteva il requisito della vivenza a carico. Insomma, prima della sua morte, il defunto provvedeva al loro sostentamento in modo continuativo (non si parla della semplice convivenza).

La pensione ai superstiti viene calcolata applicando una percentuale al trattamento ricevuto dal defunto. Se la reversibilità spetta solo al coniuge, l’importo è pari l 60% della pensione del defunto; la percentuale sale all’80% se c’è anche un figlio e al 100% se i figli sono due o più. Se non c’è un coniuge le aliquote cambiano in base al numero dei beneficiari ed al loro grado di parentela con il defunto. La reversibilità ai figli ammonta al 70% se c’è un solo beneficiario, ma sale all’80% se i figli sono due ed al 100% se i figli sono tre o più. Al genitore o al fratello/sorella spetta il 15% (30% se ci sono due genitori o due o più fratelli/sorelle).



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