Quanto guadagna un benzinaio? Chi può esercitare questa professione?

benzinaio

Il mondo del lavoro è difficile e complesso, ma è importante cercare di capire quali sono le opportunità più interessanti. In Italia circolano più o meno quaranta milioni di automobili: questo vuol dire che il carburante può essere considerato come un vero e proprio bene di prima necessità. Considerando questo dato, molte persone decidono di lanciarsi nel settore: quanto guadagna un benzinaio? E quali sono i requisiti necessari per svolgere questa professione?

I dubbi sullo stipendio: quanto guadagna un benzinaio?

Prima di tutto risolviamo i dubbi relativi allo stipendio. Sono diversi i fattori che incidono su quanto guadagna un benzinaio. Secondo le ultime statistiche, lo stipendio medio di una persona che svolge questo mestiere si aggira intorno ai 1.250 euro al mese. Chiaramente le remunerazione dipende anche dal livello di esperienza: chi muove i primi passi tra le pompe di benzina di solito deve accontentarsi di uno stipendio inferiore ai mille euro (di solito si parte con 800/900 euro al mese, circa 600 per il part time); con il passare del tempo la retribuzione sale, fino a raggiungere i 1.600 euro mensili per i benzinai più esperti. Il gestore della pompa può ottenere guadagni più alti, di solito tra i 1.800 ed i 2.000 euro. Piccola curiosità: solo il 4% dei benzinai è di sesso femminile.

L’iter burocratico per avviare un distributore

Però per avere le idee più chiare su questo mestiere non è sufficiente sapere quanto guadagna un benzinaio: bisogna considerare anche quelli che sono i costi e le pratiche da seguire per avviare un’attività i questo tipo. L’iter burocratico per aprire un distributore non è dei più semplici. I documenti specifici da recuperare sono davvero tanti. Occorre innanzi tutto una licenza petrolifera, per la quale bisogna fare una richiesta al Comune in cui si trova il distributore. Si deve poi ottenere anche la concessione edilizia, l’attestato sull’idoneità dell’area, l’autorizzazione dei Vigili del Fuoco sul progetto, l’autorizzazione sui carburanti in vendita e la verifica dell’Asl per quanto riguarda l’installazione elettrica. Infine, è necessario il collaudo di tutto l’impianto da parte del comune. Dell’Asl e dell’Ufficio Tecnico.

Ma la trafila burocratica non si limita al recupero di documenti, autorizzazioni e licenze: è necessario anche scegliere per quale marchio lavorare. I distributori di solito vengono suddivisi in Premium che solo quelli affiliati alle grandi e note società petrolifere, e pompe bianche (dette anche no logo, o senza marca), che invece sono autonome o affiliate a reti locali di modeste dimensioni. I distributori Premium godono di diversi vantaggi: possono contare su un’assistenza continua del marchio alle loro spalle, non hanno bisogno di grandi pubblicità, il logo famoso è sempre ben in vista e solitamente sono posizionati in zone ad alta densità di passaggio. Le pompe bianche invece hanno il vantaggio di proporre prezzi più contenuti, visto che non devono pagare le commissioni alle major per esporre il logo.

I costi per creare o rilevare un impianto

Creare un impianto da zero è molto dispendioso: lo è per il tanto tempo necessario per dare il via all’attività (solo la trafila burocratica può portare via tanti mesi) che dal punti di vista economico, visto che le spese complessive possono richiedere un investimento superiore ai 500.000 euro. Le voci di spesa infatti sono tantissime: oltre ai costi legati alle licenze ed agli altri adempimenti burocratici, bisogna considerare quelli relativi alla costruzione dei locali, all’acquisto delle attrezzature, all’acquisto dei mobili, alle utenze e così via. Diverso è invece il discorso relativo all’acquisizione di un distributore già avviato: in questo caso la spesa si aggira intorno ai 150.000 euro, anche se questo valore è influenzato da vari aspetti (in particolar modo dalla posizione dell’impianto).



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