Efficientamento energetico nelle abitazioni UE: primo via libera alla Direttiva EPBD

Novità importanti all’orizzonte, sul fronte dell’efficientamento energetico degli edifici europei!

In data 9 febbraio si è posta una prima pietra per la costruzione di un regolamento comunitario, con il primo via libera, da parte della Commissione UE, alla Direttiva per l’Efficientamento Energetico delle Abitazioni, nota anche come “Direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive)”.

Il testo approvato prevede che tutte le abitazioni residenziali raggiungano la classe energetica “E” entro il 2030 e la “D” entro il 2033.

Un importante passo in avanti, ma sottolineiamo che si tratta solo di un primo step di un iter che si prevede ancora molto lungo, e non farà mancare modifiche e polemiche.

Già adesso sono previste possibili eccezioni per gli edifici storici o sottoposti a vincoli, senza considerare le difficoltà nell’ottenimento dei materiali e delle materie prime necessarie a realizzare lavori di efficientamento energetico (lo abbiamo già visto in questi mesi, con molti lavori che sono andati a rilento a causa della scarsità di materiale).

La Commissione Industria del Parlamento Europeo ha votato a favore della direttiva con 49 voti a favore, 18 contrari e 6 astensioni (a favore i gruppi politici de i Popolari, Socialisti, Liberali, Verdi e Sinistra).

Finalità della nuova Direttiva case green

La direttiva Energy Performance of Buildings Directive (EPBD) fa parte del cosiddetto pacchetto “Fit For 55”Questo strumento normativo nasce con la finalità di adeguare la legislazione europea in materia di clima ed energia. L’obiettivo che si pone è quello di ridurre le emissioni nette di gas ad effetto serra del 55% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990), conseguendo la neutralità climatica entro, e non oltre, il 2050.

Intervenire direttamente sull’efficientamento energetico degli edifici privati viene visto come un passaggio fondamentale, considerando che le abitazioni situate sul territorio dell’UE sono responsabili di circa il 40% del consumo energetico complessivo, e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra.

La Direttiva in questione interesserà tutti i 27 Paesi dell’area UE e sarà soggetta a un voto finale da parte della Commissione plenaria prima di passare alle negoziazioni con le altre istituzioni europee interessate.

Cosa è previsto all’interno della Direttiva EPBD?

Come detto, la direttiva per l’efficientamento energetico delle abitazioni prevede che, in 27 paesi, le abitazioni residenziali raggiungano la classe energetica “E” entro il 2030 e la “D” entro il 2033, con alcune eccezioni.

In Europa, una significativa quantità di edifici risale a oltre cinquant’anni fa e la maggior parte di questi immobili presenta inefficienze nell’utilizzo energetico. Tuttavia, solo un limitato numero di questi edifici viene rinnovato ogni anno, con una percentuale pari a circa l’1%.

Ma perché intervenire sulla classe energetica?

Ricordiamo che la classe energetica, altro non è che un’etichetta assegnata a un edificio e identifica, attraverso una semplice scala con lettere, i consumi energetici di quella struttura:

  • se l’edificio si trova in classe A, si ha un ottimale livello di efficientamento energetico: questo si traduce in meno sprechi e considerevoli risparmi in bolletta energetica;
  • se l’edificio si trova in ultima classe, ossia la G, accade esattamente il contrario. Il livello di efficientamento energetico è quanto mai scadente, si deve consumare un quantitativo di energia spropositato per ottenere gli stessi risultati di un edificio posto nella prima classe.

Solo questa semplice distinzione ci fa capire quanto importante sia cercare di migliorare complessivamente la classificazione energetica degli edifici.

Il difficile è farlo a livello europeo, considerando anche le numerosissime diversità che ci sono tra i vari edifici locati nei singoli paesi.

Appare chiaro che realtà come l’Italia, con un patrimonio edilizio molto vecchio, possano riscontrare problematiche nel raggiungere questi obiettivi, entro i termini stabiliti dalla Commissione UE.

Realizzazione degli interventi di efficientamento energetico

La domanda che tutti si stanno ponendo adesso è: chi pagherà i costi per rendere gli edifici più efficienti energeticamente? Sarà un onere per i singoli proprietari immobiliari o ci saranno finanziamenti pubblici o europei a supporto? In Italia, come ben sappiamo, sono attualmente disponibili bonus edilizi per la realizzazione di interventi atti a garantire l’efficientamento energetico.

Va comunque detto che questi bonus non sono attivabili da chiunque, vi sono limitazioni relativamente alla soglia di reddito e al fatto che sia applicabile per determinate tipologie di edifici, come condomini o abitazioni unifamiliari.

Gli interventi che possono contribuire al miglioramento della classe energetica degli edifici sono vari, e ogni edificio dovrà essere analizzato nel dettaglio, per stabilire gli interventi necessari (sostituzione di finestre e porte, installazione di un cappotto termico, l’aggiornamento del sistema di riscaldamento, interventi di isolamento termico di intercapedini vuote, integrazione di pannelli solari fotovoltaici). La Direttiva prevede che tali interventi potranno essere co-finanziati dai singoli paesi o da un fondo europeo specifico.

Ma dovranno adeguarsi tutti gli edifici presenti sul suolo UE?

Come anticipato, al momento l’idea è quella di prevedere delle eccezioni alla regola. Dovrebbero essere esentati i cosiddetti edifici vincolati, quelli classificati come storici, le case vacanza, ma anche le chiese.

Ricordiamoci che al momento ci troviamo ancora a uno stadio primordiale di questa discussione.

Ad esempio, non si sa ancora:

  • quali potrebbero essere le eventuali sanzioni se uno Stato UE non raggiungesse gli obiettivi;
  • quali sanzioni saranno applicate per proprietari di immobili che decidono di non realizzare questi interventi.

Peculiarità dei singoli Stati e flessibilità nell’applicazione della normativa

In sintesi, occorre una certa flessibilità per adattare la direttiva alle varie realtà europee. Il relatore della Direttiva EPBD ha assicurato che l’accordo fornirà comunque un’ampia libertà agli Stati, relativamente ai loro piani di ristrutturazione, anche se il timore è che le tempistiche previste siano troppo stringenti per paesi come il nostro.

Quello che molti auspicano è che la Direttiva venga modificata per adattarsi al contesto italiano, sicuramente unico rispetto al resto d’Europa.

Difatti, il patrimonio immobiliare del nostro paese è antico e fragile, quindi l’idea di affrontare la questione dell’efficienza energetica degli edifici come altri paesi, che presentano un differente patrimonio immobiliare, sarebbe molto complesso.

L’aspettativa è quella di creare un regolamento che sia adattabile e flessibile per i singoli Paesi membri, dando obiettivi realistici, che non portino a problematiche per i proprietari di edifici vecchi ed energeticamente inefficienti.

Ciò non toglie, comunque, che la problematica dell’efficientamento energetico degli edifici vada affrontata con serietà, considerando quanto ancora siano presenti immobili che consumano troppo, con costi energetici che stanno diventando sempre più insostenibili.

Ci auguriamo, quindi, che questa discussione ponga sempre più in primo piano la tematica dell’efficientamento energetico e i seguenti obiettivi:

  • miglioramento della classe energetica di appartenenza dell’immobile e incremento del suo valore;
  • risparmio energetico e abbassamento delle bollette;
  • mantenimento di un ottimale livello di confort termico;
  • minor emissione di inquinanti nell’atmosfera.