Parcella avvocato: cos’è, costo medio, quando si paga e in che modo
Può capitare a chiunque di avere a che fare con un avvocato: c’è chi fa di tutto per non rivolgersi a questi professionisti perché pensa che le loro richieste economiche siano troppo elevate. Ma qual è il costo medio di una parcella dell’avvocato? Esistono dei parametri oppure il conto è un semplice accordo tra le parti? Cerchiamo di dare una risposta a questi dubbi e vediamo quando ed in che modo si paga la parcella.
Come viene definita la parcella avvocato
L’avvocato fa un mestiere molto complicato e delicato: non solo è necessaria una grande preparazione, ma ogni singolo caso richiede uno sforzo intellettuale notevole. Per questo motivo il conto che presenta può sembrare particolarmente salato, ma bisogna anche capire quanto impegno c’è dietro e quali sono i parametri utilizzati per calcolare la parcella dell’avvocato. Il Codice Deontologico Forense afferma che la parcella debba essere proporzionale e commisurata alle tariffe vigenti.
Il Decreto Ministeriale 55/2014 (aggiornato nel 2018) ha fissato le regole per la determinazione dei parametri per la liquidazione dei compensi degli avvocati: esistono delle tabelle che elencano le soglie tariffarie che il professionista ha il diritto di chiedere in relazione al tipo di prestazione eseguita ed al valore della causa. Bisogna comunque aggiungere che l’onorario può superare le soglie tariffarie se ha stabilito con il cliente un accordo in tal senso. Il decreto ha anche specificato che il diritto al rimborso delle spese va calcolato nella misura del 15% del compenso per la prestazione.
I parametri di calcolo
Per avere un’idea di massima di quello che può essere il costo di un avvocato è possibile sfruttare i simulatori messi a disposizione da alcuni siti web. Senza questi strumenti il calcolo risulterebbe particolarmente complesso, perché i parametri di cui tenere conto sono davvero tanti:
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- bisogna selezionare l’ufficio giudiziario (giudice di pace, giudici di cognizione, corte dei conti, corte d’appello, corte costituzionale, corte europea, TAR, consiglio di stato, arbitrato, commissione tributaria, magistrature superiori) o la materia (cause di lavoro, dichiarazione di fallimento, esecuzioni mobiliari, atto di precetto e così via);
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- bisogna selezionare lo scaglione di valore;
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- bisogna indicare le varie fasi (studio, introduttiva, istruttoria/trattazione, decisionale); per ciascuna di esse vengono riportate le tariffe minime, medie e massime;
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- bisogna inserire le percentuali degli eventuali aumenti (ad esempio numero delle parti o conciliazione), riduzioni (condotte ostative, gratuito patrocinio, praticante abilitato, assenza questioni di fatto e diritto) e spese (spese esenti, di trasferta…);
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- bisogna indicare se includere gli accessori (IVA, CPA, ritenuta d’acconto).
I simulatori presentano valori diversi a seconda che si tratti di procedimenti civili, procedimenti penali od attività stragiudiziali.
Anticipi, acconti e pagamento della parcella
Nel corso del suo rapporto professionale con il cliente, l’avvocato ha la possibilità di chiedere la corresponsione di anticipi, ovviamente proporzionati alle spese sostenute o da sostenere, ma anche acconti sul suo compenso, in relazione alla durata ed alla complessità del lavoro. L’avvocato deve tenere la contabilità di tutte le spese affrontate e degli acconti ricevuti ed il cliente ha il diritto di chiederne una nota dettagliata.
Per ogni pagamento che riceve, il professionista deve emettere il documento fiscale previsto. Al di là degli anticipi e degli acconti già versati dal cliente, l’obbligo di pagare la parcella dell’avvocato scatta quando finisce la prestazione professionale. Ricordiamo che prima di assumere l’incarico, l’avvocato ha l’obbligo di fornire al cliente un preventivo: la cifra indicata ha un valore indicativo, perché in corso di giudizio si possono verificare eventi che comportano un maggiore impegno, però è una buona base per sapere a quanto ammonterà la parcella da saldare al termine della prestazione.