Capital Gain su titoli di stato: ecco come si calcola la plusvalenza!
I Titoli di Stato sono degli strumenti di investimento molto apprezzati in Italia: il nostro Paese risulta essere il terzo mercato obbligazionario del mondo ed i bond emessi dallo Stato sono i più graditi per il basso livello di rischio che li contraddistingue. Il rendimento di questi titoli è rappresentato dalle cedole periodiche, ma anche dall’eventuale scarto di emissione e dalla differenza tra il prezzo di acquisto ed il prezzo di vendita: in questo caso si parla di capital gain su Titoli di Stato. Vediamo di che si tratta e come si calcola.
Cos’è il Capital Gain su Titoli di Stato
Per spiegare cos’è il capital gain sui titoli di Stato è possibile fare un esempio. Supponiamo di acquistare a 99 un titolo che alla scadenza rimborserà 100. Purtroppo non possiamo aspettare la scadenza naturale del titolo perché abbiamo un bisogno urgente di liquidità, quindi dopo un paio di anni lo cediamo, accontentandoci di un prezzo pari a 95. Noi abbiamo ottenuto una minusvalenza di 5: allo scarto di emissione (1) si aggiunge la differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita (4). Chi compra il titolo, invece, alla scadenza registrerà una plusvalenza da negoziazione: questa si calcola facendo la differenza tra il prezzo fiscale di scarico (che è pari al valore di sottoscrizione, ovvero 99) ed il prezzo di acquisto (95). Il possessore del titolo genera quindi due redditi: lo scarto di emissione pari a 1 e la plusvalenza pari a 4.
Calcolo e trattamento fiscale di plusvalenze e minusvalenze
Quindi, il capital gain (o guadagno in conto capitale, se vogliamo usare la corretta terminologia nella nostra lingua) non è altro che la differenza tra il prezzo di vendita o di rimborso (al netto delle commissioni, se ci sono) ed il prezzo pagato per l’acquisto o la sottoscrizione (comprensivo delle eventuali commissioni). Se il risultato è negativo non c’è una plusvalenza, ma una minusvalenza: questa genera un credito fiscale che sarà possibile recuperare sulle plusvalenze dei quattro anni successivi. Le minusvalenze non possono essere recuperate se generate su strumenti finanziari come Etf e fondi comuni di investimento, sui dividendi delle azioni e sulle cedole delle obbligazioni.
Ovviamente è possibile generare delle plusvalenze non solo con i titoli di stato, ma anche tramite altri strumenti finanziari quali azioni, etf, fondi comuni di investimento e così via. Il Capital Gain sui Titoli di Stato, però, beneficia di una tassazione agevolata: l’aliquota ordinaria è pari al 26%, mentre le plusvalenze sui titoli di debito emessi dallo stato (parliamo quindi di Bot, Btp, Ctz e Cct) vengono tassati al 12,5%. Questo trattamento fiscale di favore che viene riconosciuto a chi investe nei titoli di Stato italiani riguarda anche i titoli che vengono emessi da enti pubblici, le obbligazioni emesse da organismi internazionali come la BEI o la World Bank e i bond emessi da paesi stranieri che rientrano nella white list.