Economia sociale: mercato, istituzioni e terzo settore

L’economia sociale, quando viene osservata con attenzione, mostra un prospetto in cui valore economico e valore civico convivono senza annullarsi a vicenda. Non nasce per sostituire il mercato né per sottrarre ruolo alle istituzioni. Al contrario, mette in relazione attori differenti e trasforma risorse diffuse in servizi, lavoro e benessere condiviso.

In questo spazio, nel quale la fiducia pesa quanto i bilanci, imprese orientate alla missione pubblica, comunità locali e amministrazioni creano strumenti concreti: dalla cura della persona alla cultura, dalla rigenerazione dei quartieri alla sostenibilità ambientale.

E, mentre la misurazione del valore sociale diventa più matura, si consolida un’idea semplice: ciò che produce ricadute positive per la comunità rafforza anche la tenuta economica nel medio periodo.

Il terzo settore: componente fondamentale per l’economia sociale

Al centro di questo ecosistema si colloca il terzo settore, composto da organizzazioni senza scopo di lucro, cooperative sociali, fondazioni, associazioni di promozione sociale, imprese sociali e volontariato organizzato.

Nasce per rispondere a bisogni reali, a volte poco coperti dal mercato tradizionale o dalla pubblica amministrazione, e lo fa con strutture di governance partecipativa, dove hanno voce soci, lavoratori, beneficiari e territori.

A prevalere, oltre alla sostenibilità economica, è la finalità di utilità collettiva: ridurre le disuguaglianze, ampliare l’accesso ai servizi, generare opportunità educative, culturali e lavorative.

Il suo punto di forza consiste nella prossimità. Conoscendo i luoghi, intercetta agevolmente eventuali segnali deboli, individua soluzioni, mette in rete soggetti diversi. Quando i margini economici sono sottili, la capacità di mobilitare volontariato qualificato e donazioni, insieme a competenze professionali, consente di mantenere servizi che durano nel tempo.

La trasparenza diventa, a questo proposito, un requisito, e può essere attuata con bilanci sociali chiari, indicatori di risultato e rendicontazione verso i portatori di interesse. Così, la credibilità diventa sostegno stabile.

Mercato e responsabilità: il profitto e il valore

Nell’ambito dell’economia sociale operano anche imprese orientate al profitto, che decidono di legare i risultati economici a obiettivi pubblici misurabili. Sono diversi gli strumenti, ma rispondono tutti a una logica comune: certificazioni che valutano la missione, politiche di filiera responsabili, welfare aziendale aperto alla comunità, finanza che predilige progetti con ritorno sociale evidente.

Quando il valore generato per i territori è visibile, infatti, il capitale reputazionale cresce, i clienti rimangono fedeli e i talenti possono trovare un’ampia motivazione. L’utile diventa solido nel momento in cui si radica in relazioni di fiducia e in processi trasparenti.

Per questo, molte aziende scelgono modelli ibridi, con partnership che coinvolgono organizzazioni del non profit e investimenti in riqualificazione energetica degli edifici pubblici mediante contratti di rendimento. Il filo conduttore consiste nella creazione di valore condiviso, che unisce continuità economica e ricadute concrete per cittadini e territori.

Istituzioni: regole, incentivi e progettazione in collaborazione

Senza un quadro pubblico coerente, però, l’economia sociale fatica a svilupparsi. Le istituzioni svolgono, quindi, un ruolo fondamentale, perché si occupano di definire regole, di stanziare incentivi, di favorire procedure trasparenti per la selezione dei progetti.

Negli ultimi anni, è sempre più presa in considerazione la progettazione che prevede un rapporto di collaborazione tra amministrazioni e soggetti della società civile: si parte dall’analisi dei bisogni, si costruiscono soluzioni congiunte, si sperimentano modelli di gestione condivisa di servizi sociali, culturali e ambientali. In questo modo, le risorse pubbliche vanno verso iniziative che dimostrano efficacia, tracciabilità e sostenibilità nel tempo.

Non bisogna trascurare che i conti pubblici necessitano di criteri ben precisi, dal monitoraggio preventivo ai punti chiari in itinere, arrivando poi alla valutazione successiva con indicatori di performance sociale.

Se i risultati sono documentati con cura, l’intervento pubblico diventa essenziale per attirare capitali privati e donazioni: si viene a creare così un vero e proprio effetto moltiplicatore dalle ricadute estremamente positive.

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