Oliverio&Partners è una power boutique legale europea riconosciuta e ascoltata sia in Unione Europea sia negli Stati Uniti, opera su operazioni complesse cross-border e un forte focus in Energy & Digital Infrastructures e, più in generale, nel Private Equity.
La firma opera tipicamente al fianco di diversi investitori industriali o istituzionali, fondi infrastrutturali, private equity e grandi corporate su M&A, joint venture, strutture di capital markets e piattaforme industriali scalabili.
In questa intervista, l’Avv. Vincenzo Oliverio, Global Head of M&A and Capital Markets dello Studio, racconta la loro view sul Capital Markets, quali sono le asset class del momento e dove si sta spostando il capitale nel medio-lungo termine, con particolare attenzione a BESS stand-alone, data center e idrogeno.
Quali sono oggi le asset class più interessanti in ambito Energy & Digital Infrastructures, e quali lo saranno tra 5–10 anni?
Oggi il mercato sta premiando tre cluster principali:
- Infrastrutture energetiche “abilitanti”:
- BESS utility-scale, sia stand-alone sia co-locati con rinnovabili.
- Grid reinforcement e interconnector, perché senza rete non si chiude nessun business plan di rinnovabili o data center.
- Soluzioni di flessibilità(peaking plants efficienti, demand response industriale).
Il mercato dei sistemi di accumulo sta crescendo con tassi annui a doppia cifra e, secondo diverse analisi, potrebbe più che raddoppiare in valore entro il 2030, trainato da rinnovabili e sicurezza di sistema.
- Infrastrutture digitali:
- Hyperscale data centerse, sempre più, nodi “AI-ready”.
- Edge data centers, dove la latenza è critica.
- Fibre, towers e small cells, che restano asset core per molti fondi infrastrutturali.
I data center sono il vero game changer: la domanda elettrica dei data center è attesa quasi raddoppiare entro il 2030, spinta dall’AI e dal cloud, con un impatto strutturale sui sistemi elettrici.
- Private equity / infra funds “platform driven”:non il singolo asset, ma piattaforme che aggregano progetti in pipeline (BESS, data center, hydrogen-ready pipelines, ecc.) e li portano insieme a scala industriale, con un chiaro equity story per l’exit.
Nel medio-lungo termine le asset class non cambiano chissà quanto nei nomi, ma cambiano nel profilo di rischio: più exposure alla fase di sviluppo, più merchant exposure, più tecnologia. Il capitale va dove c’è scarcity di asset e dove si possono ancora generare multipli di uscita, non solo cedole.
Perché i BESS stand-alone sono diventati così appetibili per gli investitori istituzionali?
I BESS stand-alone sono, di fatto, l’infrastruttura abilitante della transizione energetica:
- Permettono di time-shiftarel’energia rinnovabile, spostandola dalle ore negative/low price alle ore ad alto prezzo.
- Offrono una revenue stack diversificata: arbitraggio, servizi di bilanciamento, riserva, capacità, talvolta servizi di rete locali.
- Sono modulabili: si parte con un progetto da qualche decina di MWh e si scala in piattaforma.
Le previsioni parlano di una crescita del mercato BESS con CAGR nell’ordine del 15–20% fino al 2030, con volumi globali che raddoppiano o più in pochi anni.
Per un investitore istituzionale questo significa:
- Asset class nuova ma non più “esotica”: sta uscendo dalla fase puramente sperimentale.
- Ritorni interessantirispetto alle rinnovabili mature (fotovoltaico ed eolico fully contracted), che spesso hanno già visto una compressione degli yield.
- Capacità di de-correlareparte dei ricavi, se ben strutturata la revenue stack.
Qual è il “matching” ideale tra BESS stand-alone e i futuri data center?
Qui c’è la parte più interessante.
I data center, soprattutto quelli AI-intensive, hanno tre problemi strutturali:
- Carico crescente e molto concentratosu certe aree.
- Esigenza di power availabilitye qualità del servizio praticamente al 100%.
- Pressione fortissima su decarbonizzazione e credibilità ESG.
Allo stesso tempo, sappiamo che la domanda elettrica dei data center è destinata a più che raddoppiare entro il 2030, con un contributo dominante alla crescita dei consumi nei Paesi avanzati.
Qui entra il BESS stand-alone come “partner naturale”:
- Co-location o vicino alla stessa sottostazionedel data center, per:
- Peak shaving,
- Backup e resilienza,
- Firming dei PPA rinnovabili sottostanti.
- Strutture di offtake contrattualeinnovative:
- Contratti “hybrid” tra data center operator e veicolo BESS (capacity, availability, resilience services).
- Strutture in cui il data center paga per avere un profilo di energia “modellato” esattamente sul suo load.
Dal punto di vista legale e di Capital Markets, questo significa:
- Nuove configurazioni SPV(data center + BESS / BESS separato ma contrattualmente agganciato).
- Project financeche considerano il data center come quasi una “ancillary infrastructure” rispetto al sito, o viceversa, a seconda di chi è il driver del valore.
- Possibilità di strutturare green bonds o sustainability-linked bondsdirettamente agganciati alle performance di decarbonizzazione del cluster data center + BESS.
Il messaggio è semplice: chi oggi progetta data center senza ragionare seriamente su BESS (e più in generale storage) come componente strutturale del sito, rischia di essere fuori mercato in pochi anni.
L’idrogeno è spesso nominato come asset class del futuro. È già investibile? E come si incrocia con i data center?
L’idrogeno oggi è un paradosso: enorme narrativa, deal veri selettivi.
Da un lato, le proiezioni di investimento sono impressionanti: a livello globale si parla di decine e decine di miliardi l’anno di investimenti potenziali in idrogeno entro il 2030. In Europa esiste un pipeline importante di progetti di elettrolisi, ma siamo ancora sotto gli obiettivi di produzione fissati dalle strategie comunitarie per il 2030.
Dall’altro lato:
- I costi rimangono alti.
- Gli offtake agreements sono difficili: l’industria è spesso restia a firmare contratti lunghi a prezzi premium.
- La regolazione è in evoluzione continua (definizioni di “green” e “low-carbon”, incentivi, standard di certificazione).
Quindi, è investibile? Sì, ma non per tutti. Oggi è un terreno soprattutto per:
- Piattaforme industriali integrate(energia + idrogeno + cliente finale).
- Fondazioni / Stati / corporate strategicheche ragionano a 15–20 anni.
- Alcuni fondi infra/PE con mandato “transition” e tolleranza al rischio di policy e tecnologia.
Il matching con i futuri data center avviene su due assi:
- Power backup e flessibilità: soluzioni fuel cell alimentate a idrogeno (o e-fuels) possono diventare alternative ai tradizionali generatori diesel di backup, con un profilo molto più ESG-compliant.
- Cluster industriali ibridi:
- Data center + elettrolizzatori + rinnovabili nello stesso hub.
- L’eccesso di potenza rinnovabile non assorbito dal data center in certe fasce orarie può diventare input per l’elettrolisi.
- In prospettiva, è plausibile avere contratti tripartititra rinnovabile, elettrolisi e data center che si scambiano flessibilità e profili di carico.
Non è una storia per domani mattina, ma è chiaramente una delle direzioni in cui il mercato sta andando.
Come sta cambiando l’approccio del Private Equity verso Energy & Digital Infrastructures?
Fino a qualche anno fa il paradigma era: core infra low-risk, ritorni moderati. Oggi il capitale è costretto ad andare più avanti nella curva del rischio per trovare rendimenti interessanti.
Quattro tendenze chiare:
- Platform deals, non asset singoli:chi compra un singolo parco eolico fully contracted, oggi, compra rendimento quasi obbligazionario. Chi compra una piattaforma con pipeline di BESS, data center sites, hydrogen-ready assets, compra opzionalità.
- Più sviluppo, meno “ready-to-build comodo”:i fondi stanno accettando una certa quota di rischio autorizzativo e di sviluppo, soprattutto se supportata da partner industriali seri.
- Maggiore ibridazione infra/PE:molte operazioni su data center e piattaforme BESS hanno una componente forte di buy-and-build, M&A seriale, add-on, che sono tipiche del private equity.
- Private credit e soluzioni ibride di capitale:non solo equity pura, ma mezzanine, preferred equity, structured equity, soprattutto per colmare i gap tra risk appetite delle banche e ambizione degli sponsor.
Per una boutique come la nostra, questo significa lavorare su strutture dove M&A, project finance e capital markets vivono insieme nello stesso deal.
Guardando al Capital Markets, quali strumenti vede più rilevanti per finanziare queste asset class nei prossimi anni?
Se togliamo il “rumore” di mercato, il quadro è abbastanza chiaro:
- Equity e quasi-equity di lungo periodo, tramite:
- Fondi infrastrutturali e PE specializzati.
- Veicoli quotati o semi-quotati (in alcuni mercati).
- Debito strutturato:
- Project finance tradizionale per rinnovabili + BESS.
- Project bondse green bonds per i cluster più maturi (es. piattaforme data center con contratti di lungo termine).
- Strutture sustainability-linkedlegate a metriche chiare (emissioni evitate, % di energia rinnovabile, ecc.).
- Private creditper colmare:
- Gap di velocità (i mercati pubblici sono spesso più lenti).
- Gap di rischio (esposizione merchant, tecnologia).
Lo strumento, però, conta meno del disegno complessivo: un data center AI-ready con BESS stand-alone e contratti di fornitura rinnovabile strutturati male non diventa bancabile solo perché lo finanziamo con green bond. Serve coerenza industriale, contrattuale e finanziaria.
Cosa deve aspettarsi un investitore che entra oggi su BESS, data center e idrogeno?
Deve essere lucido su tre cose:
- Non è più un mercato “vuoto”:sul BESS e sui data center l’affollamento è già reale, soprattutto in alcune giurisdizioni. Gli yield tenderanno a comprimersi sugli asset migliori.
- La regolazione farà vincitori e vinti:chi non anticipa i trend regolatori su grid charges, servizi di flessibilità, standard ESG, rischia di trovarsi con asset “locked”.
- Il valore sta nell’integrazione:data center + BESS + rinnovabili + (domani) idrogeno non sono quattro storie separate, sono un’unica storia di sistema elettrico più complesso e digitale.
Qual è la prossima frontiera su cui state lavorando come Oliverio&Partners?
Due frontiere, molto concrete:
- Cluster integrati “AI + Energy”:progetti in cui data center, storage, rinnovabili e – in alcuni casi – future soluzioni a idrogeno sono pensati fin dall’inizio come un unico ecosistema, con strutture di M&A e capital markets costruite su misura.
- Standardizzazione contrattuale e finanziaria:il mercato ha bisogno di template più maturiper PPA “AI-driven”, contratti BESS–data center, strutture di platform financing ripetibili. Chi riesce a industrializzare questi standard abbassa tempi e costi di transazione per tutti.
